IN VIAGGIO PER LA VITA DI NICOLETTA RE
Eccolo, il viaggio.
Angosciante, di fronte alla diagnosi.
Pietrificante, alla presentazione del lungo travagliato percorso che prevede un trapianto. E poi, di trapianti, ne dovrà affrontare due.
Una donna incredula, sgomenta, lacerata dal dolore fisico e da quello dentro l’anima.
I suoi giorni fatti di lavoro, lei manager in una multinazionale, erano scanditi da impegni, progetti, riunioni, dalla legittima consapevolezza di una soddisfacente carriera. Ora invece di fronte a lei non rimane che la sfida che la malattia le ha lanciato: vivere o morire.
Passo dopo passo accetta la sua nuova realtà, scopre l’energia dentro di sé, la sua forza interiore.
Al posto delle voci che si accavallavano nel suo ufficio, al posto dell’agenda frenetica, accoglie il valore del silenzio dentro il quale può percepire il battito del suo cuore e inaspettate riflessioni benefiche.
La tenerezza delle pagine in cui racconta delle poche cose che porta con sé nella sua camera d’ospedale: la tuta e il pigiama, il dentifricio, lo spazzolino, il collutorio, il bagnoschiuma, esperienza condivisa da ogni paziente che entra in ospedale. Oltre agli strumenti tecnologici per tenersi in contatto con il mondo esterno, mentre le sue ore saranno scandite dai prelievi del sangue e di midollo osseo, dalle visite, dalle lunghe attese per gli esiti degli esami.
E siccome ama il mare, rallegra le pareti nude della stanza con un poster.
È l’immagine di una barca a vela e una scritta “Tu non puoi dirigere il vento ma puoi indirizzare le vele”.
È questa, credo, la sintesi perfetta della sua forza, della sua determinazione: affrontare le difficoltà senza perdere la speranza e non lasciarsi sopraffare.
Verso una meta più alta di qualunque ambizione.
Insieme agli altri protagonisti di questa storia.
Il legame profondo con i pazienti e con coloro che si prendono cura di lei, medici infermieri terapisti. La madre accanto con dedizione e amore incondizionato. Il marito, le vicende di una coppia che si allontana e si ricongiunge più forte, la malattia che straccia l’abitudine e consegna loro il senso profondo dell’amore.
E il suo impegno quotidiano in AIPLMC con il ruolo di Vice Presidente.
Un cammino difficilissimo. Una vita trasformata. E resa straordinaria.
Giovanna Ferrante
Presidente Fondazione Renata Quattropani