Leucemia Linfatica Cronica, un nuovo esperto per la Fondazione
Leucemia Linfatica Cronica: l’anno scorso abbiamo promesso costanti aggiornamenti in materia. Purtroppo non ci siamo riusciti, ma abbiamo voluto porvi rimedio chiedendo la collaborazione di un nuovo esperto del settore:
Dottor Daris Ferrari membro dell’equipe del reparto di Oncologia dell’Ospedale San Paolo di Milano, diretto dal Prof. Paolo Foa.
Direttore USD Cure Palliative Oncologiche AO – San Paolo, entra oggi a far parte del Comitato Scientifico della Fondazione Renata Quattropani Onlus e con la sua competenza ci affiancherà, proporrà approfondimenti, aggiornamenti, chiavi di lettura sulla Leucemia Linfatica Cronica. Naturalmente ci potranno essere integrazioni anche in base alle domande che ci farete.
Leucemia Linfatica Cronica – dati
La Leucemia Linfatica Cronica (LLC) è la più frequente fra le leucemie, con una incidenza di circa 4 casi per 100.000. Tende ad insorgere in età avanzata e ha un decorso spesso indolente. L’aumento dei linfociti nel sangue periferico è il primo segno di malattia a cui possono seguire la comparsa di linfadenopatie, splenomegalia, fenomeni autoimmuni, aumentato rischio di infezioni e progressiva insufficienza midollare. Le cellule leucemiche possono presentare anomalie cromosomiche con valore prognostico sfavorevole e utili per indirizzare la scelta del trattamento,che non viene intrapreso per la sola linfocitosi ma per la presenza di segni di malattia attiva, sintomatica e in progressione.
Mentre per anni il trattamento della Leucemia Linfatica Cronica si è basato su chemioterapici parzialmente attivi sui linfociti patologici come il chlorambucil, la ciclofosfamide e la fludarabina, recentemente sono stati utilizzati sia vecchi chemioterapici “riscoperti” come la bendamustina,
sia farmaci “intelligenti” capaci di legarsi a specifici recettori della membrana linfocitaria. Fra questi rituximab e alemtuzumab, associati anche alla chemioterapia tradizionale, hanno migliorato significativamente le probabilità di risposta e di sopravvivenza.
Infine, da pochi anni a questa parte, la migliore conoscenza dei meccanismi di proliferazione cellulare ha permesso di individuare inibitori enzimatici specifici che si sono dimostrati molto attivi anche nei casi con alterazioni citogenetiche o resistenti a trattamenti precedenti. A questo gruppo appartengono ibrutinib e idelalisib, oggi entrati a pieno diritto nel bagaglio terapeutico dell’ematologo.
Da anni la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica non facevano così evidenti passi avanti, cambiando radicalmente le prospettive dei pazienti affetti da Leucemia Linfatica Cronica e alimentando nuove e concrete speranze per il loro futuro.