MEDICI PAZIENTI PARENTI: il secondo incontro
In occasione della Prima conferenza internazionale sulla promozione della salute, tenutasi a Ottawa nel 1986, furono tracciate le linee guida per un’azione globale. Obiettivo: il benessere psico-fisico della persona.
«Per “promozione della salute” si intende il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla». Carta di Ottawa
Ecco perché, fin dal primo incontro del percorso di Medical Coaching “Medici. Pazienti. Parenti.”, il focus viene subito posto sullo sviluppo della consapevolezza, affinché la persona scelga, in modo autonomo, di giocare un ruolo più attivo e partecipativo per la propria salute.
Una tale scelta, seguita da una conseguente decisione autonoma, permettono lo sviluppo di una nuova assunzione di responsabilità. Per capire ed eventualmente cambiare, è necessario, infatti, prima di tutto, essere consapevoli!
Stiamo raccontando quanto è avvenuto durante il secondo incontro del servizio “Medici. Pazienti. Parenti.” presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
Questo programma di Medical Coaching, il primo a essere svolto in Italia, è totalmente dedicato a persone affette da patologie onco-ematologiche croniche. Un percorso basato, innanzitutto, sulla consapevolezza e sulla comprensione. Comprensione di noi stessi e degli altri.
Le persone, spesso, non sono del tutto consapevoli delle numerose leve interne esistenti, e
disponibili a tutti, sulle quali agire per stare meglio nonostante una patologia, soprattutto nel caso delle lifestyle related diseases, malattie collegate allo stile di vita, come alcune malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2, alcuni tumori, e alcune malattie respiratorie croniche.
Imparare a capire se stessi è fondamentale per comprendere e superare le piccole e grandi problematiche che si incontrano quotidianamente.
Per comprensione dedicata alle altre persone intendiamo l’attenzione posta su ciò che prova e percepisce chi sta accanto al malato, il Caregiver.
Stimolare lo sviluppo della consapevolezza è il primo passo, che però non conduce automaticamente al cambiamento. A quel punto, il Medical Coach affianca il paziente nella parte del percorso che richiede un lavoro su di sé per interrompere alcuni meccanismi e abitudini disfunzionali e disattivare così schemi comportamentali sedimentati da anni. Tutto ciò porterà la persona a modificare il proprio stile di vita, adottando nuovi atteggiamenti e comportamenti, effettuando cambiamenti duraturi e sostenibili, sviluppando una maggiore indipendenza, ottenendo un maggior controllo. In altre parole, a incrementare il proprio benessere, pur nei limiti imposti dalla patologia.
Sul dizionario la definizione di “consapevolezza” è: “piena cognizione di qualcosa, presa di coscienza”. Un livello di conoscenza molto approfondito, che sfiora l’intimità.
Un’attitudine non facile da raggiungere, che necessita di costante allenamento. Il servizio di “Medici. Pazienti. Parenti.” può essere considerato un “faro-guida” per approdare nel porto della consapevolezza.
Nel secondo incontro del percorso, i Medical Coach Michela Serramoglia e Roberto Assente hanno anche iniziato a introdurre e a sperimentare, insieme ai coachee, cosa sono gli schemi mentali, le convinzioni limitanti e gli atteggiamenti ripetitivi e come alcuni aspetti, se percepiti da un lato più positivo o meno, possono influenzare le proprie aspettative.
Le nozioni teoriche sono state, come sempre, intervallate da esercizi pratici sul tema, per poterle poi più facilmente contestualizzare nella vita quotidiana di ognuno. Esercizi ideati per dare supporto anche ai Caregiver, coloro che accompagnano e seguono una persona malata, lungo il suo percorso terapeutico e nella vita.
Come mai la consapevolezza gioca sempre un ruolo così importante? Perché, quando sviluppata e allenata nel tempo, aiuta le persone a produrre i cambiamenti desiderati nel proprio stile di vita, portando benefici certi nel proprio quotidiano.
Tali percorsi avvengono sempre in un contesto di armonia e dialogo. Anche questa volta la partecipazione è stata attenta e attiva, sia da parte dei pazienti, sia da parte dei familiari.
Queste prime sessioni sono state vissute con curiosità e prese come un’opportunità di riflessione presente e futura.